Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 114763 km2 | Popolazione: 11372000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 44.70 % |
Musulmani | 26.00 % |
Gruppi etno-religiosi | 28.90 % |
Altri | 0.40 % |
Da diversi anni, il Benin è oggetto di una crescente minaccia da parte del jihadismo islamico1. Questo tipo di estremismo ha già innescato una spirale di violenza in diversi Paesi limitrofi. L’islamismo jihadista ha suscitato grande preoccupazione, sebbene nel Paese non siano stati perpetrati attacchi importanti. Ecco perché il Benin si è unito alla forza di dispiegamento africana, composta da diverse migliaia di soldati, che combattono il gruppo terroristico islamico Boko Haram in Nigeria, suo vicino orientale. In tutto, il Paese ha inviato 793 soldati, 361 gendarmi e 20 esperti militari in nove missioni internazionali di pace in tutto il mondo, con particolare attenzione all’Africa. Lo Stato fornisce inoltre sostegno alla forza di dispiegamento delle Nazioni Unite nel nord del Mali, la cui missione è anche quella di combattere il terrorismo islamista2.
Storicamente il fondamentalismo religioso non è mai stato presente in Benin, né da un punto di vista giuridico né nella pratica religiosa nella popolazione. La Costituzione del Paese definisce il Benin uno Stato laico che proibisce la discriminazione religiosa. La libertà religiosa è sancita come diritto umano fondamentale ed è considerata un principio cardine dei rapporti interreligiosi3. Le persone che desiderano istituire una comunità religiosa devono presentare la loro richiesta al Ministero dell’Interno e far registrare il proprio gruppo. La registrazione richiede l’invio di diversi documenti ufficiali e il pagamento dell’equivalente di circa 80 dollari statunitensi. Se un gruppo religioso non è registrato ma è comunque attivo, il Ministero dell’Interno procederà alla chiusura delle strutture di quel gruppo fino a quando non sarà stata completata la procedura di registrazione ufficiale.
La legge proibisce l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche in base al principio costituzionale di separazione tra Stato e religione.
La diversità religiosa nel Benin è probabilmente tra le più ampie della regione ed è rispettata dallo Stato. Durante il periodo di riferimento, funzionari governativi hanno partecipato a cerimonie di dedicazione, funerali e altri eventi religiosi tenuti da diversi gruppi religiosi4.
Le relazioni tra le comunità religiose sono considerate pacifiche.
Circa il 17 percento della popolazione si dedica al voodoo, una pratica diffusa nell’Africa occidentale. Musulmani e cattolici sono approssimativamente presenti in egual misura5. Una piccola parte della popolazione appartiene alla Chiesa Celeste di Cristo, una comunità cristiana i cui insegnamenti sono basati sulla Bibbia. La Chiesa è stata fondata nel 1947 in Benin ed è ora presente anche in diversi altri Paesi dell’Africa occidentale.
Nella pratica, vi è una grande quantità di casi in cui le diverse denominazioni si sovrappongono. Alcuni cristiani e musulmani praticano anche il voodoo, sebbene non sempre apertamente6. Il sincretismo può essere rilevato in tutti gli strati sociali del Paese ed è generalmente accettato. Può anche essere presente all’interno della stessa famiglia, senza tuttavia causare tensioni o conflitti significativi.
Durante il periodo preso in esame da questo Rapporto, non vi è stato alcun cambiamento nella natura delle relazioni interreligiose in Benin, tradizionalmente pacifiche, né alcun episodio legato ad atti di violenza. Come già menzionato, nel 2015 il Paese ha dimostrato il proprio impegno nei confronti della tolleranza religiosa e della coesistenza pacifica inviando truppe nella vicina Nigeria per contribuire alla lotta contro Boko Haram.
Sin dal momento in cui, all’inizio degli anni ‘90, è stato introdotto un sistema multipartitico, in Benin si sono tenute quattro elezioni generali: nel 1991, 1996, 2006 e ancora nel 2016. Il 20 marzo 2016 l’uomo d’affari Patrice Talon, un tempo alleato dell’ex presidente Thomas Boni Yayi, ha sconfitto al ballottaggio il primo ministro Lionel Zinsou, aggiudicandosi oltre il 65 percento dei voti7. Le elezioni hanno nuovamente confermato che il Benin è una delle nazioni africane più stabili da un punto di vista politico.
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica locale, più che dalle influenze esterne il principale problema è rappresentato dall’osservanza della fede, che appare piuttosto superficiale. Sebbene il Cattolicesimo continui a crescere, durante la visita ad limina apostolorum a Roma dei vescovi del Benin nell’aprile 2015, Papa Francesco ha sottolineato come la pratica religiosa nel Paese «sia a volte superficiale e priva di solidità»8. Il Pontefice ha proseguito affermando che la «profonda conoscenza del mistero cristiano non è un diritto esclusivo delle élite»9, ma deve essere accessibile a tutti i credenti. Ciò è tanto più importante in quanto i vescovi del Benin dovrebbero essere «attenti ai numerosi attacchi ideologici e mediatici»10. «Un matrimonio intatto e una vita familiare - ha aggiunto il Santo Padre - sono essenziali». «So che la cura pastorale del matrimonio è ancora difficile, tenendo presente la situazione attuale, sociale e culturale del vostro popolo», ha proseguito Papa Francesco esortando tuttavia i vescovi a non scoraggiarsi. «La famiglia che la Chiesa cattolica difende è una realtà voluta da Dio»11.
La Chiesa cattolica in Benin è considerata un’autorità morale, non soltanto per quanto riguarda le questioni teologiche, ma anche in merito a questioni sociali e politiche. Molte persone in Benin ricordano ancora vivamente la visita del predecessore di Papa Francesco, Benedetto XVI, avvenuta nel 2011. Molti non cattolici conservano una visione positiva della visita e la considerano l’inizio di una nuova consapevolezza religiosa.
A causa della ferma posizione del Benin contro la violenza islamista, il Paese potrebbe in futuro diventare l’obiettivo delle organizzazioni jihadiste che agiscono nell’Africa occidentale12.