Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 322463 km2 | Popolazione: 23254000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 35.00 % |
Musulmani | 41.40 % |
Gruppi etno-religiosi | 23.00 % |
Altri | 0.60 % |
La Repubblica della Costa d’Avorio ospita circa 70 diversi gruppi etnici1. L’affiliazione religiosa è divisa tra l’Islam, il Cristianesimo e le religioni tradizionali africane, che hanno ancora molti seguaci2. L’Islam scandisce le vite di gran parte della popolazione che proviene dal nord del Paese o abita la regione, così come degli immigrati giunti dalle nazioni vicine. L’organizzazione-ombrello di riferimento per i musulmani ivoriani è il Conseil National Islamique de Côte d’Ivoire (Consiglio Nazionale Islamico della Costa d’Avorio). La maggior parte dei cristiani vive invece nel sud. Abidjan, Bouaké, Gagnoa e Korhogo sono le sedi delle quattro arcidiocesi cattoliche, ciascuna delle quali ha in media tre diocesi suffraganee3.
Il Paese ha assistito ad enormi lotte di potere nel suo recente passato. La guerra civile ha imperversato dal 2002 al 2007, proprio quando la Costa d’Avorio era stata identificata come il Paese economicamente più forte e popoloso della regione. Il conflitto si è nuovamente riacceso in seguito alle elezioni presidenziali del 2010. Vi sono stati scontri violenti tra i sostenitori del vincitore ufficiale delle consultazioni, il musulmano Alassane Ouattara, e i seguaci del suo avversario e predecessore, il cristiano Laurent Gbagbo. Più di 3.000 persone sono morte e centinaia di migliaia di ivoriani sono rimasti sfollati a seguito delle violenze4. Sarebbe semplicistico, tuttavia, etichettare questo come un conflitto “musulmani contro cristiani”, dato che la politica ha giocato un ruolo importante. Ad ogni modo, le conseguenze degli scontri - sfollamenti forzati e violenze – si sono avvertite anche durante il periodo di riferimento5.
Nonostante la diversità etnica e religiosa del Paese, cristiani e musulmani in Costa d’Avorio hanno sempre vissuto pacificamente fianco a fianco. Di conseguenza, è più probabile che la violenza sia vista come un sintomo di povertà estrema e di mancanza di opportunità.6.
Secondo la sua Costituzione, la Costa d’Avorio è uno Stato laico basato sul modello francese7. Una caratteristica rimasta invariata durante il periodo di riferimento. La nuova Costituzione ivoriana entrata in vigore l’8 novembre 20168 include anche l’impegno a rispettare i principi di uno Stato laico e democratico (articolo 49). La libertà di religione è tra le libertà civili garantite dall’articolo 49.
Come da tradizione, le molte comunità religiose convivono serenamente. Per un Paese con molti gruppi etnici e comunità religiose, questo è un requisito fondamentale per la pace. Durante il periodo di riferimento, il governo ivoriano ha continuato a sovvenzionare i pellegrinaggi dei musulmani alla Mecca e quelli dei cristiani in Francia e in Israele10.
La manifestata mancanza di stabilità in Costa d’Avorio è rappresentata da conflitti politici irrisolti, profonde tensioni sociali, violenze criminali commesse in particolare ad Abidjan, e violenze etniche nelle aree rurali che occasionalmente portano a spargimenti di sangue (tra cui 33 morti nel marzo 2016 a Bouna, vicino al confine con il Burkina Faso) 11. La Costa d’Avorio è divenuta un bersaglio del jihadismo internazionale nel marzo 2016, quando un attacco a Grand Bassam, vicino Abidjan, ha provocato 22 morti. È stato uno dei più sanguinosi attacchi jihadisti nell’Africa occidentale. Al-Qaeda nel Maghreb Islamico, un’organizzazione terroristica attiva nella regione, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato.
Le Nazioni Unite, ufficialmente presenti nel Paese fino al giugno 2017, al fianco delle forze francesi con l’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio, hanno descritto la situazione nazionale come fragile12.
Durante il periodo in esame vi sono state proteste da parte di soldati, gendarmi, poliziotti e funzionari delle dogane in varie parti del Paese, che hanno suscitato i timori della popolazione civile13. Dimostrazioni come queste sono in aumento in molte aree perché agli ex combattenti della guerriglia è stato permesso di arruolarsi nell’esercito. Le proteste hanno colpito anche l’Università cattolica, l’Université Catholique d’Afrique de l’Ouest, il cui campus di Abidjan è stato attaccato il 16 gennaio 2017 da uomini armati che hanno minacciato studenti e insegnanti14.
In un messaggio congiunto emesso il 24 gennaio 2017, i vescovi cattolici della Costa d’Avorio hanno chiesto la riconciliazione nazionale, il rilascio dei detenuti arrestati nell’ambito della crisi durata dal 2002 al 2011, la ridistribuzione della ricchezza e maggiore giustizia a livello sociale15.
Inoltre, la Costa d’Avorio deve affrontare ulteriori sfide. Negli ultimi decenni, ad esempio, numerose persone sono immigrate dai Paesi limitrofi e molte di loro oggi conducono una vita da apolidi. Il numero di migranti e rifugiati economici in fuga dalle guerre civili è stimato tra il 4 ed il 20 percento della popolazione totale. Spesso queste persone sono musulmane provenienti da nazioni che confinano a nord con la Costa d’Avorio.
In seguito alla guerra civile, i vescovi cattolici del Paese si sono fortemente impegnati per promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace16. Nonostante la tendenza recente e largamente positiva verso una maggiore democrazia e un più avanzato sviluppo economico, non è certo che la Costa d’Avorio riguadagnerà la stabilità di cui godeva una volta, essenziale per la convivenza interreligiosa. Molto dipenderà dai progressi in materia di sicurezza ed economia e da quanto si riuscirà a tenere a freno la minaccia del jihadismo.