Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 446550 km2 | Popolazione: 34817000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Musulmani | 99.60 % |
Altri | 0.40 % |
Il Marocco è una monarchia ereditaria governata da una dinastia sunnita che regna da secoli. L’attuale monarca è il re Mohammed VI, il quale è considerato un discendente diretto del profeta Maometto. Più del 99 percento della popolazione del Paese è composto da musulmani sunniti della scuola maliki-ashari. Altri gruppi religiosi costituiscono meno dell’1 percento della popolazione. La comunità ebraica è molto antica, ma la maggioranza dei suoi appartenenti ha lasciato il Marocco dopo la creazione dello Stato di Israele. I leader della comunità ritengono che il numero degli ebrei non superi i 4.000 fedeli, la maggioranza dei quali vive a Casablanca1.
I leader cristiani stimano che il numero di cristiani di tutte le denominazioni presenti nel Paese sia di circa 40.000 persone (30.000 cattolici e 10.000 protestanti)2. Fonti non confermate ritengono invece che la presenza cristiana sia di appena 5.000 fedeli. La netta maggioranza dei cristiani è composta da stranieri che utilizzano le chiese costruite durante l’era del protettorato francese (1912-1956). Non è chiaro quanti cittadini musulmani si siano convertiti al Cristianesimo; alcuni esperti ritengono che vi siano circa 8.000 convertiti3. Nel Paese sono inoltre presenti piccoli gruppi di sciiti e bahá’í. Secondo la Costituzione, il Marocco è uno Stato musulmano. L’articolo 3 infatti recita: «L’Islam è la religione di Stato, il quale garantisce a tutti il libero esercizio del proprio credo»4. La Costituzione proibisce a partiti politici, parlamentari o emendamenti costituzionali di violare i precetti dell’Islam5. Il Parlamento europeo riconosce che la libertà religiosa è costituzionalmente solida in Marocco, aggiungendo tuttavia che i cristiani e soprattutto i musulmani convertiti al Cristianesimo affrontano «numerose forme di discriminazione» e «non è loro permesso neanche entrare in chiesa»6.
L’articolo 41 afferma che il re, in quanto «comandante dei fedeli, vigila sul rispetto dell’Islam». L’articolo continua dichiarando che il sovrano è anche il «garante del libero esercizio delle religioni», e che presiede il Consiglio superiore degli ulema. Questo organismo ha il solo potere di commentare e stabilire se i verdetti religiosi (fatwa) siano ufficialmente in accordo con i «precetti dell’Islam». L’articolo aggiunge che questo consiglio è istituito da un dahir [regio decreto]7.
In base al codice penale marocchino, il proselitismo dei non musulmani, ovvero lo «scuotere la fede» della popolazione islamica, è illegale8. La distribuzione di materiale religioso non islamico è altresì limitata dal governo9.
L’articolo 220 del codice penale10 punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni, e in aggiunta una multa compresa tra 100 e 500 dirham (ovvero tra circa 11 e 55 dollari statunitensi), chiunque impieghi «mezzi di seduzione per convertire» un musulmano ad un’altra religione sfruttando la sua debolezza o le sue necessità, e servendosi «dell’educazione, della salute e di istituzioni come asili e orfanotrofi» per ottenere la conversione.
La conversione volontaria non è un crimine ai sensi dei codici penale o civile11. Tuttavia, sono stati segnalati casi di persone arrestate, tra cui un convertito al Cristianesimo marocchino sospettato di proselitismo12. In Marocco, in base alle disposizioni del codice penale, non è prevista la pena di morte ai danni degli apostati.
L’articolo 219 della nuova bozza del codice penale prevede la reclusione da un anno a cinque anni «per chiunque si sia reso colpevole di “minare”, “offendere” o “insultare” Dio e i profeti con qualsiasi mezzo»13. Ai sensi dell’articolo 223 chiunque sia condannato per vandalismo ai danni di luoghi di culto o di testi sacri può essere condannato alla reclusione per un periodo compreso tra sei mesi e due anni14.
Lo status personale dei cittadini musulmani è regolato dall’interpretazione nazionale della legge coranica, la shari’a. I cittadini musulmani di sesso maschile possono sposare donne non musulmane. Ma le donne musulmane non possono sposare uomini di una fede diversa dalla loro. Gli ebrei hanno tribunali rabbinici che regolano i loro affari personali come il matrimonio o l’eredità, mentre i cristiani non hanno uno status giuridico e dunque i loro diritti di minoranza non sono garantiti15. Inoltre, a nessuna Chiesa è permesso ammettere marocchini che si sono convertiti al Cristianesimo.
La non osservanza in pubblico del digiuno durante il Ramadan è un crimine punito dal codice penale con sei mesi di carcere e una multa fino a 500 dirham16.
Il governo marocchino è attualmente impegnato a sviluppare iniziative di sicurezza volte ad impedire ai gruppi estremisti di radicalizzare la popolazione17. Mbarka Bouaida, vice ministro degli esteri del Marocco, ha così dichiarato: «Questa idea di avere una strategia specifica all’interno della sfera religiosa è davvero intesa a preservare la popolazione marocchina da qualsiasi messaggio estremista o terrorista, e finora è stata di grande aiuto. Ci ha permesso di conservare il nostro Islam moderato e anche di avviare un processo di de-radicalizzazione». «Infine - ha aggiunto - ci sta permette di comprendere questo nuovo fenomeno e forse di trovare soluzioni a lungo termine».
In base alle nuove misure di sicurezza, tutti i sermoni del venerdì sono ora monitorati dal governo. Ulteriori misure adottate includono il sottoporre tutti gli imam ad un attento controllo e l’obbligo per i chierici musulmani di superare un corso di certificazione prima di poter condurre la preghiera del venerdì. Tutte le moschee devono inoltre soddisfare specifici standard di sicurezza e sono monitorate come gli edifici pubblici; gli standard imposti dal governo si applicano anche all’educazione religiosa e le donne hanno il diritto di diventare “mourchida”, una sorta di leader di second’ordine all’interno delle comunità islamiche.
Sia il governo che la società limitano la libertà religiosa dei cittadini. Tuttavia nel periodo preso in esame da questo Rapporto vi sono stati anche alcuni segnali incoraggianti.
Un gruppo di convertiti marocchini al Cristianesimo si è recentemente unito formando la Coalizione nazionale dei cristiani marocchini. Nell’aprile 2017 i membri di tale organismo si sono rivolti al Consiglio nazionale per i diritti umani18 chiedendo la fine della persecuzione loro inflitta. Un certo numero di cristiani in Marocco sta iniziando ad esigere il rispetto dei propri diritti e a denunciare le discriminazioni subite19.
Tra le richieste principali vi sono quelle di ottenere il diritto di pregare nelle chiese, di sposarsi secondo la loro religione, di dare ai loro figli nomi cristiani e di essere sepolti in cimiteri cristiani. Il portavoce della Coalizione, Mustafa Susi, ha dichiarato: «Il gruppo ha inoltre chiesto il riconoscimento del diritto dei cristiani di decidere se far frequentare o meno ai loro figli le lezioni di religione islamica a scuola»20. Sebbene in generale la situazione stia migliorando, è ancora problematico celebrare pubblicamente le festività cristiane, istituire un gruppo di preghiera cristiana, oppure pregare pubblicamente.
I cristiani marocchini concordano nel ritenere che gli arresti sono quasi cessati. Un cristiano convertito che ora è un religioso protestante ha inoltre notato come «il numero delle aggressioni si sia notevolmente ridotto»21. Ma le pressioni sociali, la confisca della letteratura religiosa e talvolta le minacce alla sicurezza persistono. Pochissimi convertiti parlano apertamente della loro fede perché temono di essere aggrediti verbalmente e - in rare occasioni - perfino fisicamente22.
La tendenza generale osservata da studiosi, ricercatori, attivisti per i diritti umani, predicatori e rappresentanti delle minoranze religiose è che vi sia un lento percorso verso la libertà religiosa. Le prove, tuttavia, suggeriscono che questo percorso sia caratterizzato da frequenti battute d’arresto. Un esempio in tal senso è rappresentato dall’incontro di metà novembre 2017 tra i rappresentanti delle minoranze religiose del Marocco, cui hanno partecipato anche la Commissione marocchina delle minoranze religiose e altri attori della società civile23. Sebbene l’incontro sia stato visto come un importante passo avanti, uno degli organizzatori ha lamentato che vi sia stato un cambiamento di sede e che «alcuni relatori si siano ritirati in seguito alle «pressioni» subite. Inoltre, i media locali hanno etichettato i partecipanti come «atei» e «omosessuali»24.
Nonostante le indicazioni suggeriscano che la libertà religiosa in Marocco stia guadagnando terreno, gli osservatori si chiedono se la corsa del governo contro il jihadismo non segua una direzione opposta rispetto ai cambiamenti sociali in atto nel Paese. Con un evidente cambiamento nella società verso un Islam conservatore, esperti come lo scienziato politico marocchino Abdeslam Maghraoui affermano che «la direzione generale del Paese non è in linea con l’idea che il Marocco stia facendo uno sforzo per sradicare le ideologie estremiste». «Il Paese - ha aggiunto lo studioso - sta diventando decisamente più conservatore e il governo non sa come gestirlo. O peggio, potrebbe persino stare manipolando questa tendenza per i propri scopi politici»25.
Più recentemente, il re ha proposto una riforma dell’istruzione per combattere le idee estremiste ed ha sollecitato la commissione da lui nominata per rivedere i libri scolastici, rimovendone i contenuti controversi. Il ministro dell’educazione, Rachid Benmokhtar, ha affermato che i libri scolastici sono stati sottoposti a «un’operazione di pulizia». In seguito alla revisione di 390 libri, vi sono stati 400 commenti su 147 testi. Ai redattori dei libri di testo è stato comunicato che non avrebbero potuto ripubblicare i libri senza apportare modifiche richieste, relative quelli che il ministro ha descritto come «contenuti discriminatori»26.
Per quanto riguarda i convertiti e in generale la libertà religiosa e di credo, in Marocco vi è un’ampia spaccatura. Da un lato, il Paese mantiene una certa rigorosità rispetto alle questioni religiose in conformità con la scuola di giurisprudenza islamica maliki, cercando di soddisfare soprattutto la parte più conservatrice della società. D’altra parte, il Paese cerca di offrire un’immagine di apertura, specie alle nazioni occidentali27.
Sebbene vi siano alcuni segnali incoraggianti, ai cristiani viene ancora negato un riconoscimento ufficiale. Ottenere quest’ultimo sarebbe un passo importante in termini di miglioramento della loro situazione giuridica, di sicurezza e sociale.