Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 17363 km2 | Popolazione: 1304000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 88.40 % |
Gruppi etno-religiosi | 9.10 % |
Agnostici | 1.20 % |
Altri | 1.30 % |
Ufficialmente ribattezzato “Regno di eSwatini” nell’aprile 2018 dal re Mswati III, ultimo monarca assoluto dell’Africa, il piccolo Paese senza sbocchi sul mare dello Swaziland è diventato sempre più un rifugio per i profughi provenienti da altre nazioni del continente1. La maggior parte degli sfollati proviene dall’Africa orientale, in particolare da Mozambico e Zimbabwe2.
A causa della sua vicinanza al vasto ed economicamente forte Sudafrica, lo Swaziland è una delle destinazioni preferite dalle ondate di rifugiati che aspettano la possibilità di attraversare il confine. Allo stesso tempo, la situazione degli immigrati nel Paese è peggiorata notevolmente in seguito all'estrema siccità che ha interessato l’area tra il 2015 e il 2016. Quasi tutti gli Stati dell’Africa meridionale sono stati colpiti dalla siccità che in alcune regioni ha causato la distruzione parziale se non addirittura totale dei raccolti. Le conseguenze negative del disastro naturale sono tuttora evidenti.
Lo Swaziland ha una notevole diversità religiosa ma la maggioranza della popolazione è cristiana. Oltre alle comunità protestante, anglicana e cattolica vi sono delle Chiese africane indipendenti. Queste sono riunite nel Consiglio delle Chiese dello Swaziland3. Si ritiene che circa il 40 percento della popolazione professi un misto di Cristianesimo e riti tradizionali africani. Nello Swaziland, questa forma ibrida viene definita sionismo africano4.
La Costituzione del 2005 riconosce e protegge la libertà di religione. La Sezione 20 (sottosezione 2) della Carta recita: «[...] una persona non deve essere discriminata per motivi di sesso, razza, colore, origine etnica, tribù, nascita, credo o religione, condizione economica o sociale, opinione politica, età o disabilità»5. La sottosezione 3 chiarisce inoltre che: «discriminare significa offrire un diverso trattamento a persone diverse». La sezione 23 (sottosezione 1) include il diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione. La Costituzione protegge anche la «libertà di culto sia da solo che in comunità con gli altri».
Il diritto di praticare le religioni non cristiane è protetto dalle leggi e dai costumi tradizionali, che sono interpretati dai tribunali tradizionali e dai 360 capi villaggio. Nelle loro comunità, i capi hanno il potere di difendere una particolare forma di credenza se questa è legata alle tradizioni locali6.
I gruppi religiosi che cercano di costruire nuovi luoghi di culto devono prima ottenere l’approvazione delle autorità. Nelle aree rurali, l’autorizzazione è soggetta al permesso dei capi villaggio7. Le comunità che si definiscono cristiane devono registrarsi presso una delle tre associazioni nazionali non denominazionali: Lega delle Chiese, Conferenza delle Chiese dello Swaziland e Consiglio delle Chiese dello Swaziland. Le comunità possono successivamente ricevere una raccomandazione per la registrazione statale e registrarsi presso il Ministero della Giustizia8. Il Consiglio delle Chiese dello Swaziland comprende anglicani, cattolici (come osservatori), mennoniti, episcopali e metodisti9. La Lega delle Chiese rappresenta la Chiesa sionista e le altre Chiese africane indipendenti10. La Conferenza delle Chiese dello Swaziland rappresenta gli Evangelici11. Le tre organizzazioni lavorano insieme in progetti di sviluppo rurale e questioni di missione generale.
L’educazione religiosa è una materia obbligatoria nelle scuole primarie dello Swaziland e facoltativa nelle scuole secondarie12. Il programma prevede l’inclusione di tutte le fedi, ma sempre con una prospettiva cristiana. Un aspetto del quale i musulmani si sono lamentati in più occasioni13. Gli unici gruppi religiosi di giovani ammessi nelle scuole sono quelli cristiani. In molte scuole statali, gruppi di volontari conducono preghiere pubbliche e celebrazioni liturgiche cristiane. Il Venerdì Santo, il lunedì di Pasqua, il giorno dell’Ascensione e il giorno di Natale sono tra le festività ufficiali del Paese14.
Molte delle attività religiose cristiane organizzate sono sostenute dal governo e dalla famiglia reale. La radio e la televisione di Stato trasmettono la programmazione religiosa cristiana. I gruppi non cristiani lamentano il fatto che a loro non venga concesso alcuno spazio all’intero dei media nazionali15.
Vi sono state sporadiche segnalazioni di discriminazione religiosa nello Swaziland. Queste riguardano in particolare i gruppi non cristiani presenti nelle aree rurali. I due principali quotidiani del Paese - lo Swazi Observer di proprietà statale e il Times Swaziland indipendente - hanno più volte pubblicato commenti che chiedevano l’abolizione delle imprese dei musulmani che operano nelle aree rurali e sono gestite da persone recentemente immigrate nel Paese, per fare spazio a locali di etnia swazi16. Le relazioni tra i diversi gruppi religiosi sono state messe a dura prova in tempi di difficoltà economiche.
Il ruolo della famiglia reale dello Swaziland non è mai stato messo in discussione. Il re Mswati III è stato criticato per aver promosso la costruzione di una grande chiesa nella tradizionale capitale di Lobamba (le celebrazioni religiose su larga scala nello Swaziland venivano in precedenza celebrate negli stadi)17. Il settimanale African Independent stima il costo della costruzione della cattedrale, che potrebbe accogliere fino a 30.000 fedeli, in circa 157 milioni di dollari statunitensi18. Gli attivisti sono critici nei confronti delle raccolte di fondi a sostegno del progetto. Secondo Sibusiso Nhlabatsi, dell’Associazione Avvocati dello Swaziland per i diritti umani, la maggioranza della popolazione dello Swaziland sopravvive grazie agli aiuti esteri.
Non esiste un’attuale minaccia alla libertà religiosa, ma vi sono tensioni che derivano da fattori politici ed economici. Le politiche sempre più repressive del governo nei confronti dell’opposizione e le difficoltà economiche del Paese costituiscono motivo di preoccupazione. La situazione dei diritti umani, oggetto di critiche internazionali, include l’uso sproporzionato della forza da parte di agenti della sicurezza statale, uccisioni extragiudiziali e una protezione statale inadeguata nei confronti di gruppi vulnerabili come donne, bambini e persone con disabilità. Non è dunque impossibile che questi sviluppi minino le relazioni tra le comunità religiose che fino ad ora sono state sostanzialmente pacifiche.