Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 100284 km2 | Popolazione: 50504000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 33.10 % |
Buddisti | 24.90 % |
Gruppi etno-religiosi | 15.10 % |
Nuovi movimenti religiosi | 14.10 % |
Confucianesimo | 10.80 % |
Agnostici | 1.50 % |
Altri | 0.50 % |
La Costituzione della Repubblica di Corea (Corea del Sud), introdotta per la prima volta nel 1948 e rivista nel 19871, garantisce a tutti i cittadini la libertà di coscienza (articolo 19) e la libertà religiosa (articolo 20). L’articolo 11 vieta ogni forma di discriminazione sulla base della religione a livello politico, economico, sociale o culturale. Non esiste una religione di Stato ufficialmente riconosciuta e l’articolo 20 della Costituzione sostiene ufficialmente il principio della separazione tra Chiesa e Stato.
Secondo l’articolo 37, le libertà sancite dalla Costituzione possono essere limitate dalla legge solo quando necessario al fine di salvaguardare la sicurezza nazionale, la legge e l’ordine o il benessere pubblico, e le restrizioni non devono violare «l’aspetto essenziale» della libertà.
La legge non richiede alle organizzazioni religiose di registrarsi e da un punto di vista organizzativo, queste sono completamente autonome. I gruppi religiosi possono registrarsi per ottenere il riconoscimento legale come autorizzato dalle autorità locali. La procedura per registrarsi come gruppo religioso può variare in base al regolamento locale. L’Ufficio per gli affari religiosi del Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo è responsabile delle relazioni con i maggiori gruppi religiosi del Paese, come l’Ordine di Jogye del Buddismo coreano e il Consiglio cristiano della Corea. L’Ufficio affari religiosi del Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo ha il compito di sostenere il dialogo e le attività interreligiose2.
La religione non può essere insegnata nelle scuole pubbliche, ma vi è una totale libertà nelle scuole private. Le uniche festività religiose nazionali sono il Natale e il compleanno del Buddha.
La legge sudcoreana richiede che tutti i cittadini maschi si arruolino nell’esercito tra i 20 e i 30 anni, da 21 a 24 mesi3. Non esiste una disposizione di legge per il servizio alternativo o l’obiezione di coscienza. Chi rifiuta il servizio militare rischia una pena detentiva massima di tre anni. Dopo più di 18 mesi di prigione, gli obiettori di coscienza non sono più tenuti a prestare servizio militare, né sono tenuti all’obbligo di svolgere mansioni di riserva o al pagamento di multe o altre sanzioni. Al contrario, coloro che hanno prestato servizio, ma rifiutano di essere convocati come riserve, sono soggetti a multe. Ogni anno vi sono diverse convocazioni per ruoli con funzioni di riserva, della durata di otto anni. Ogni giurisdizione impone le proprie multe, in media 200.000 won coreani (166 dollari statunitensi) per una prima condanna con un massimo di 2.000.000 di won (1.662 dollari statunitensi) per le seguenti condanne. I tribunali possono imporre pene detentive ai recidivi (da un giorno a tre anni) al posto delle multe4.
Secondo Watchtower International, un’organizzazione non governativa affiliata ai testimoni di Geova, nell’agosto 2016, 495 testimoni di Geova erano in prigione per aver esercitato il diritto non riconosciuto di obiezione di coscienza al servizio militare, mentre altri 367 erano sotto processo e 41 sotto inchiesta, con un considerevole aumento del totale numero di casi rispetto all’anno precedente. La Commissione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale riferisce che altri due tribunali distrettuali e una corte d’appello si sono pronunciati in favore del riconoscimento dei diritti degli obiettori di coscienza. I due tribunali distrettuali hanno inoltre chiesto alla Corte costituzionale di esaminare la costituzionalità della legge che disciplina l’obiezione di coscienza5.
Nel maggio 2018, un tribunale distrettuale di Incheon ha assolto un testimone di Geova affermando che la libertà di coscienza è un diritto fondamentale relativo al valore della dignità umana tutelata dalla Costituzione. Per il giudice Lee Dong-gi, «L’imputato e obiettore di coscienza per motivi religiosi intende svolgere un servizio alternativo pacifico che è più difficile e più lungo del servizio militare». Per questo motivo, «Il suo livello di violazione della legge e dell’ordine è diverso dagli altri renitenti alla leva»6.
Con l’eccezione della questione relativa all’obiezione di coscienza al servizio militare, non sembrano esservi altre violazioni o limitazioni della libertà di religione o di credo nella Corea del Sud.
Grazie alle protezioni costituzionali, ad un sistema democratico ben consolidato, e ad una positiva esperienza nel difendere il diritto alla libertà di religione o credo, le prospettive della libertà religiosa in Corea del Sud sono molto buone. In effetti, tra i Paesi dell’Asia, la Corea del Sud rimane - nonostante alcuni difetti - un faro di democrazia, diritti umani e libertà religiosa nella regione.