Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 30528 km2 | Popolazione: 11372000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 67.40 % |
Musulmani | 6.50 % |
Atei | 2.20 % |
Agnostici | 23.00 % |
Altri | 0.90 % |
La Costituzione del Regno del Belgio stabilisce obblighi chiari e positivi per proteggere la libertà religiosa o di credo. La versione più recente della Carta, che incorpora gli emendamenti fino al 2014, afferma1 all’articolo 19 che «sono garantite la libertà di culto, la sua pratica pubblica e la libertà di esprimere le proprie opinioni su tutte le questioni, fermo restando che i reati commessi nel godimento di tali libertà sono punibili». L'articolo 20 stabilisce che: «nessuno può essere obbligato in alcun modo a partecipare a qualsiasi atto o celebrazione propri di una religione, né ad osservare i giorni di riposo della stessa». L’articolo 21 afferma: «Lo Stato non ha il diritto di intervenire in merito alla nomina, o all’insediamento dei ministri di qualsiasi religione, né può vietare a questi di corrispondere con i loro superiori o di pubblicarne gli atti, sebbene, in quest’ultimo caso, siano applicate le normali responsabilità in materia di stampa e pubblicazione». Nell’articolo 181 della Carta si legge: «I salari e le pensioni dei ministri religiosi sono corrisposti dallo Stato; gli importi richiesti sono addebitati annualmente al bilancio».
Le finanze pubbliche riconoscono alcune religioni e gruppi2. Questi sono Cattolicesimo, Protestantesimo, Anglicanesimo, Ebraismo, Islam, Ortodossia e Umanesimo secolare. Il Buddismo è attualmente in fase di riconoscimento, mentre sono state inoltrate le richieste relative a Induismo e Chiesa siro-ortodossa.
Non vi sono criteri legali o costituzionali relativi alla concessione del riconoscimento statale ai gruppi religiosi. Nel 1985, l’allora ministro della Giustizia, Jean Gol, ha affermato che i seguenti criteri dovevano essere presi in considerazione al riguardo: il numero di appartenenti alla comunità religiosa, la sua storia e il suo contributo al bene della società. Tuttavia, tale interpretazione dei criteri necessari non è mai stata messa in pratica dalla legge. A prescindere dalle loro convinzioni, i contribuenti forniscono il principale sostegno finanziario alle poche religioni o visioni del mondo riconosciute dallo Stato.
I gruppi che non sono riconosciuti dallo Stato possono acquisire lo status di associazioni senza scopo di lucro e i loro membri godono di piena libertà religiosa3.
Nelle scuole pubbliche vengono impartiti corsi di educazione religiosa o di “morale” in base alle preferenze dei genitori. Il sistema dell’istruzione pubblica richiede neutralità nella presentazione delle opinioni religiose, all’interno dei corsi non prettamente di educazione religiosa. Tutte le scuole pubbliche devono fornire insegnanti per ciascuno dei gruppi religiosi riconosciuti dallo Stato. Gli insegnanti di religione delle scuole pubbliche sono nominati dai rispettivi gruppi di fede. Le scuole di ispirazione religiosa seguono lo stesso programma delle scuole pubbliche e ricevono sussidi governativi per sostenere spese operative, quali la manutenzione degli edifici e delle strutture4. È in corso un dibattito in Vallonia sui programmi scolastici, poiché vi è il tentativo di preservare l’insegnamento della fede cattolica nelle scuole di ispirazione religiosa5.
Nel febbraio 2016, il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che consente alle insegnanti di religione islamica di indossare il velo a scuola, anche per attività diverse dall’insegnamento. Tuttavia gli istituti della comunità fiamminga hanno rifiutato di uniformarsi a quanto stabilito. Le singole scuole pubbliche hanno continuato ad avere il diritto di imporre un divieto agli studenti che indossano abiti religiosi e la maggior parte delle scuole pubbliche ha adottato politiche che limitano l’uso del velo6.
Nel maggio 2017, la Vallonia e le Fiandre hanno votato per vietare la macellazione rituale degli animali7. Il divieto è diretto contro la pratica della macellazione degli animali non preceduta da stordimento, il che include le macellazioni rituali musulmana ed ebraica (halal e kosher) che comportano il taglio della gola degli animali, senza altri preliminari. In Vallonia, la comunità ebraica ha presentato ricorso nel novembre 2017 contro la decisione8.
Nel febbraio 2018, in una scuola haredi ortodossa di Anversa, un dipendente è stato accusato di aver distribuito un documento che invitava gli insegnanti a non discutere di «sesso, riproduzione, politica, religione, razzismo e questioni personali». Le autorità scolastiche hanno tuttavia preso le distanze dal documento, affermando che questo non era stato da loro redatto. Di conseguenza, il ministro dell’istruzione fiammingo, Hilde Crevits, ha avviato un’indagine sulla scuola Benoth Gerusalemme9.
All’inizio del 2018, un giovane di 24 anni è stato brevemente detenuto dalla polizia belga per reati di odio antisemita, inclusa la distruzione di almeno 20 mezuzah (oggetto rituale normalmente posto sulle porte delle abitazioni ebraiche) ad Anversa. Nelle settimane precedenti alla sua detenzione, lo stesso uomo è stato filmato mentre distruggeva altre mezuzah, vandalizzava le porte di diverse istituzioni ebraiche, faceva cadere il cappello di un ebreo ortodosso per strada urlando contro la Palestina e mentre posava un Corano accanto ad una sinagoga10.
Nel febbraio 2018, nel centro di Anversa il conducente di un’auto ha investito un padre e un figlio che indossavano abiti chassidici. La polizia municipale ha deciso che questo non rappresentasse un crimine di odio. La Lega belga contro l’antisemitismo è in disaccordo con questa analisi e ha avviato un processo privato contro l’uomo al volante dell’auto11.
La Federazione belga delle organizzazioni ebraiche ha presentato una mozione alla Corte costituzionale per chiedere un’ingiunzione contro il divieto di macellazione rituale nel Paese12.
Nel 1968 il Belgio riconobbe il Centro islamico e culturale come piattaforma rappresentativa dei musulmani e dell’Islam in Belgio. L’anno seguente, il governo belga firmò un accordo che concedeva al Centro, allora rappresentato dagli ambasciatori dell’Arabia Saudita e del Marocco, l’uso per 99 anni di un complesso edilizio nel Parc du Cinquantenaire a Bruxelles. Il complesso immobiliare ora ospita la Grande Moschea, una scuola e un centro di ricerca e formazione sull’Islam e sulla lingua araba. Per anni la Grande Moschea di Bruxelles è stata accusata di diffondere il wahhabismo e il salafismo in Belgio13.
Nel suo quarto rapporto intermedio pubblicato il 23 ottobre 2017, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul radicalismo e il terrorismo14 ha espresso una serie di preoccupazioni circa la poca trasparenza nella gestione della Grande Moschea, accusando la stessa di diffondere il wahhabismo in Belgio. Il rapporto raccomandava di porre fine al controllo sulla Grande Moschea da parte dell’Arabia Saudita e di deportare l’imam egiziano della Grande Moschea, Abdelhadi Sewif. Il 28 novembre, un tribunale belga non ha confermato l’ordine di espulsione del chierico perché ha ritenuto insufficienti le prove a suo carico15.
Il 17 marzo 2018, il governo federale del Belgio ha risolto il contratto tra lo Stato belga e il Centro islamico e culturale. È stato dato un preavviso di un anno, dopo il quale l’Esecutivo dei musulmani del Belgio assumerà la gestione del complesso edilizio. La Grande Moschea sarà quindi un luogo di culto, la sede dell’Esecutivo dei musulmani del Belgio e un istituto di formazione per i leader islamici16.
Nel 2017, la Corte europea per i diritti umani ha stabilito, in riferimento al caso Belcacemi e Oussar vs Belgio che la legge belga del 2011 che vieta l’uso di indumenti che coprono in parte o totalmente il volto in pubblico non ha violato alcun diritto umano. La Corte ha stabilito inoltre che la legge belga «cercava di garantire le condizioni di “convivenza” e “protezione dei diritti e delle libertà altrui” e che era pertanto “necessaria in una società democratica”»17.
Nel novembre 2016 Theo Francken, Segretario di Stato per la migrazione del Belgio, ha deciso di espellere l’imam di Dison / Verviers, un cittadino olandese-marocchino, perché aveva incitato all’odio contro i cristiani e aveva diffuso la propaganda jihadista. Nel 2016, suo figlio, Souhaib Amaouch, minorenne nato in Belgio, è stato posto in un centro di detenzione giovanile per aver pubblicato un video in cui incitava all’uccisione dei cristiani18.
Dal 2017 al 2018 numerosi atti di vandalismo sono stati commessi ai danni di cimiteri, chiese e edifici cattolici. L’Osservatorio sulla Cristianofobia e l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa hanno riportato (tra molti altri) i casi di seguito citati.
Nei primi tre mesi del 2018, una chiesa caldea è stata profanata, vandalizzata e saccheggiata ad Anversa; vi è stato un attacco incendiario a una chiesa cattolica a Charleroi; e 28 lapidi sono state vandalizzate con vernice spray dai satanisti a Cheratte Hauteur.
Nell’ottobre 2017, perpetratori sconosciuti hanno fatto irruzione nella chiesa di Saint-Remi de Baulers e hanno saccheggiato la sacrestia19.
Nell’aprile del 2017, oltre 50 tombe sono state danneggiate da atti vandalici nel cimitero di Ougrée, diverse tombe sono state distrutte e numerose croci sopra le lapidi sono state gettate a terra20.
Nell’aprile 2017, due donne polacche si stavano recando presso una stazione degli autobus dopo aver assistito alla messa della domenica delle Palme quando sono state aggredite da un uomo che parlava arabo e imprecava contro di loro in francese definendole «sporche cristiane» e «puttane» («sales chrétiennes» e «putes»). Secondo quanto riportato, le donne portavano con sé palme benedette, il che ha permesso all’uomo di identificarle come cristiane21.
Nel marzo 2016, un tribunale di Bruxelles ha rifiutato di dichiarare che la Chiesa di Scientology era una «impresa criminale». Nella sua sentenza, il giudice Yves Regimont ha sostenuto che gli imputati erano stati presi di mira a causa della loro religione: «L’intero procedimento è dichiarato inammissibile per una violazione grave e irrinunciabile del diritto ad un processo equo». Il giudice ha criticato gli investigatori coinvolti nel caso per essere stati troppo approssimativi nelle loro indagini contro Scientology e per essere prevenuti nei confronti della stessa organizzazione22.
Sebbene il riconoscimento delle religioni da parte dello Stato costituisca un sistema differenziato a più livelli, lo Stato federale sta diventando sempre più disponibile a riconoscere un maggiore numero di comunità religiose. Tuttavia, si tratta di un processo alquanto lento.
Gli attacchi terroristici perpetrati da alcuni islamisti belgi all’aeroporto e in una stazione della metropolitana di Bruxelles nel marzo 2016 hanno portato alla creazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul radicalismo e il terrorismo. Nei rapporti della Commissione si fa molta attenzione a non accomunare musulmani e islamisti che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico (ISIS). Sono state formulate le seguenti raccomandazioni: identificare i canali di penetrazione dell’islamismo in Belgio per monitorare più accuratamente potenziali terroristi; aumentare la sicurezza pubblica; prevenire la radicalizzazione della gioventù; mettere in atto politiche più inclusive per i giovani musulmani che potrebbero essere vulnerabili alla propaganda dello Stato Islamico.
Si stima che circa 200-300 giovani musulmani belgi abbiano preso parte alla guerra in Siria e in Iraq. Alcuni di loro sono morti durante i combattimenti. Coloro che sono tornati in Belgio sono attualmente posti sotto sorveglianza.
Negli ultimi anni, la crescita dell’Islam attraverso l’aumento dell’immigrazione ha suscitato varie forme di ostilità sociale. I sentimenti anti-islamici rimangono un pericolo che deve essere arginato e contrastato. Sebbene vi sia un consenso politico sulla necessità di evitare la stigmatizzazione della comunità musulmana, lo spirito tradizionale di tolleranza e pace sociale può essere preservato soltanto se i media mostreranno moderazione nel riportare le notizie e se le scuole adempieranno alla loro missione di educare in uno spirito di rispetto reciproco.