Anno d’apparizione: 2018
Superficie: 10452 km2 | Popolazione: 5988000 |
Religione | Percentuali |
---|---|
Cristiani | 32.20 % |
Musulmani | 61.40 % |
Buddisti | 2.00 % |
Agnostici | 3.30 % |
Altri | 1.10 % |
In Libano vi sono all’incirca un numero equivalente di musulmani sunniti e sciiti, che insieme costituiscono poco più del 60 percento della popolazione. Il Paese ha la più alta percentuale di cittadini cristiani nel mondo arabo. Vi sono 18 comunità religiose ufficialmente registrate. La principale denominazione cristiana è costituita dalla Chiesa maronita. Nel Paese sono presenti è anche una comunità drusa ed una alauita - quest’ultima vive principalmente nella città settentrionale di Tripoli - nonché un numero estremamente esiguo di ebrei.
A causa del massiccio afflusso di profughi siriani, la popolazione residente è stimata attorno ai 5,9 milioni di persone, delle quali una su cinque è un rifugiato1. La maggior parte di questi sono musulmani sunniti, ma vi sono anche decine di migliaia di cristiani siriani e iracheni hanno che cercato rifugio in Libano, sebbene non vi siano cifre esatte al riguardo giacché molti profughi cristiani non si sono registrati presso le Nazioni Unite.
Circa 450.000 palestinesi - quasi esclusivamente musulmani sunniti - sono invece registrati presso l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro (UNRWA)2.
Pur essendo una repubblica parlamentare priva di una religione ufficiale, il Libano non è formalmente uno Stato laico. Il sistema politico è denominazionale e riserva le più alte cariche politiche alle varie comunità secondo criteri ben definiti: la presidenza della Repubblica spetta ad un cristiano maronita, la presidenza del Consiglio dei Ministri a un musulmano sunnita e la presidenza del Parlamento ad uno sciita. Le comunità religiose sono rappresentate in Parlamento in base a quote fisse.La Costituzione del Libano garantisce la libertà religiosa3. In base all’articolo 7, «tutti i libanesi sono uguali davanti alla legge». L’articolo 9 afferma che «la libertà di coscienza è assoluta». «Nell’assumere l’obbligo di glorificare Dio, l’Altissimo – si legge ancora nello stesso articolo - lo Stato rispetta tutte le religioni e le credenze e protegge la libertà di esercitare i riti religiosi sotto la sua protezione, a patto che questi non disturbino l’ordine pubblico. Si garantisce inoltre il rispetto del sistema dello status personale e degli interessi religiosi delle persone, indipendentemente dalle loro diverse credenze».
L’articolo 10 afferma che: «L’educazione è libera finché non disturba l’ordine pubblico, non viola la morale e non lede la dignità di alcuna religione o credo. Il diritto delle comunità di istituire le proprie scuole private non può essere violato, a condizione che [gli istituti] siano conformi ai requisiti generali stabiliti dallo Stato in relazione all’istruzione pubblica».
Il codice penale libanese punisce le persone che compiono atti considerati blasfemi nei confronti del nome di Dio4 e impone sanzioni penali ai danni degli individui che insultano pubblicamente le pratiche religiose di qualsiasi religione5.
La conversione è legale ma i convertiti incontrano una forte resistenza sociale. Sono consentiti attività missionarie e proselitismo6.
Le questioni di diritto privato relative allo status personale sono regolate in base alla giurisdizione di ciascuna delle 18 comunità religiose riconosciute dallo Stato (12 cristiane, 5 musulmane ed una ebraica). Ogni comunità gestisce le proprie organizzazioni sociali e caritative e istituzioni educative. Tuttavia, alcune comunità religiose all’interno del Libano (yazidi, baha’i, buddisti e testimoni di Geova) non sono legalmente riconosciute e quindi non hanno diritti in quanto gruppi istituzionali. Gli appartenenti a questi gruppi sono comunque liberi di svolgere senza ostacoli i loro riti religiosi. I membri delle comunità religiose non riconosciute, e quanti non appartengono ad alcuna religione, possono contrarre matrimonio civile all’estero e la loro unione verrà convalidata in Libano7. Tuttavia, nei casi appena citati, le disposizioni giuridiche relative al matrimonio e ai suoi effetti saranno quelle del Paese in cui è stato celebrato il loro matrimonio civile. Nonostante gli sforzi di gruppi della società civile e di associazioni a tutela dei diritti umani8, i matrimoni civili non sono consentiti in Libano, fatta eccezione per coloro che rinunciano al registro familiare basato sulla religione9.
I vescovi locali ritengono che le tensioni religiose siano state esacerbate dall’afflusso di rifugiati. L’arcivescovo maronita Simon Atallah di Deir Al Ahmar ha riferito ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che, in alcuni casi, i musulmani provenienti dalla Siria, in prevalenza sunniti, hanno vandalizzato i simboli cristiani con atti che la popolazione cristiana considera blasfemi. L’arcivescovo ha riferito: «Profanano croci, statue della Vergine Maria e così via. Sono stati anche dipinti sui muri degli slogan anticristiani. Ciò porta a forti tensioni nella regione»10.
Un’ulteriore preoccupazione sono i problemi legati alla sicurezza causati dagli estremisti sunniti giunti dalla vicina Siria che hanno trovato rifugio tra i loro correligionari in Libano. L’arcivescovo Attallah ha commentato: «Gli sciiti libanesi sono favorevoli al regime siriano, ma i sunniti sono dalla parte di ISIS [...]. Nella regione in cui opero vi sono alcuni villaggi sunniti come Arsal e altri. I membri di ISIS possono quindi penetrare nella regione e trovare rifugio tra i sunniti»11.
Nell’ottobre 2017 un gruppo di sciiti indipendenti ha creato un movimento chiamato “Prima libanesi e poi sciiti” per contrastare Hezbollah, partito sostenuto dall’Iran12.
Nel dicembre 2017, durante un viaggio storico in Arabia Saudita, in seguito ad un invito ufficiale delle autorità saudite, il primate della Chiesa maronita, il patriarca Bechara Rai, ha incontrato il re Salman, il principe ereditario bin Salman, e il primo ministro libanese Rafik Hariri, che in quei giorni si trovava a Riad. Il Patriarca ha dichiarato che «[il Libano] deve rimanere un punto d’incontro ed evitare di essere coinvolto in conflitti armati, così da poter sempre svolgere il ruolo di elemento di stabilità e pace nella regione»13. Nel corso di questa visita senza precedenti, durante la quale il cardinale è stato ricevuto con onori riservati a un Capo di Stato, il patriarca Bechara Rai ha anche dichiarato che «Hezbollah è uno dei partiti libanesi. È l’unico partito che possiede armi e questo crea inevitabilmente dei problemi. Ma non possiamo definirlo un’organizzazione terroristica»14.
I controversi acquisti di terreni da parte di uomini d’affari sciiti, in maggioranza affiliati a Hezbollah, preoccupano principalmente cristiani e drusi. A loro avviso, «questa variazione demografica suscita i timori delle comunità che scorgono nel comportamento di altri un’agenda nascosta»15. In molti, infatti, credono che l’Iran stia cercando di creare una cintura sciita.
Nel febbraio del 2018 è scoppiata una crisi per il finanziamento delle scuole private, che sono frequentate dal 66 percento dei bambini libanesi in età scolare16. Il governo ha aumentato il salario del personale docente sia nel settore privato che in quello pubblico e le scuole private hanno dichiarato di non essere più in grado di sostenere le spese relative agli stipendi. Questa crisi colpisce soprattutto le scuole cattoliche, che si ritiene siano di gran lunga le migliori del Paese17. Queste rappresentano il 70 percento della rete scolastica privata e sono aperte a tutte le comunità18. La querelle è divenuta un conflitto aperto tra due leader del Paese, ovvero il presidente del Parlamento Nabih Berri19 e il leader del Movimento patriottico libero maronita20, Gebran Bassil. Il patriarca Bechara Rai ha condannato fermamente la lite, dichiarando che «questo non è il modo di costruire uno Stato che si rispetti e che vuole riconquistare il suo posto centrale nel mondo arabo»21. Secondo il patriarca Rai, lo Stato ha l’obbligo di sovvenzionare le scuole private: «le scuole private, sono governate esattamente dalle stesse leggi di quelle pubbliche e quindi devono essere finanziate allo stesso modo»22. Il patriarca Rai ha sottolineato che le scuole private forniscono un servizio pubblico, e il nuovo livello dei salari minimi introdotto dal governo ha indebolito tali istituti al punto da mettere in pericolo la loro stessa esistenza. «Spetta allo Stato assumersi le conseguenze [dell’aumento dei livelli di retribuzione] e sovvenzionare le scuole private»23. Per alcuni leader religiosi, l’aumento del salario equivale a una misura discriminatoria nei confronti delle scuole private cattoliche.
Dopo quasi 10 anni, il 6 maggio 2018 si sono finalmente tenute le elezioni parlamentari, seppure con una bassa affluenza alle urne. Nonostante la nuova legge elettorale24, meno della metà dei cittadini con diritto di voto si è recata alle urne, confermando così che esiste una «generale diffidenza nei confronti dei politici, da molti considerati corrotti»25. Nel complesso, il partito sciita di Hezbollah ha ottenuto un maggiore consenso, consolidando così l’influenza dell’Iran in Libano. Insieme ai suoi alleati (principalmente il movimento Amal), Hezbollah ha quindi una pur modesta maggioranza in Parlamento26. La vittoria di Hezbollah-Amal molto probabilmente aumenterà le tensioni regionali e interconfessionali27.
Più di tre anni fa, l’arcivescovo maronita Simon Attallah ha colto il timore che il cambiamento nell’equilibrio demografico del Paese, dovuto al gran numero di rifugiati siriani, avrebbe messo in dubbio il futuro dei cristiani libanesi. Le sue parole sono ancora attuali. L’arcivescovo emerito maronita di Baalbek-Deir Al Ahmar ha espresso le sue preoccupazioni durante un’intervista del marzo 2015 concessa ad Aiuto alla Chiesa che Soffre. «Abbiamo due milioni di rifugiati siriani nel Paese. Molti torneranno in patria quando la guerra sarà finita. Ma tanti rimarranno in Libano e tra 10 anni chiederanno la cittadinanza libanese. Che ne sarà di noi cristiani allora?»28, si è domandato l’arcivescovo Attallah. «Il Libano è caratterizzato da una composizione religiosa molto delicata. Quei siriani che rimarranno nel Paese sono in maggioranza sunniti e così l’equilibrio religioso sarà distrutto. Questo è un problema per noi»29. Il presule ha aggiunto che le sue osservazioni non dovrebbero essere interpretate come una mancanza di solidarietà con i rifugiati. «Noi mostriamo molta solidarietà. Vogliamo essere fattivamente solidali. Ma abbiamo problemi evidenti davanti ai nostri occhi. Vi è un punto interrogativo sul nostro futuro»30. Più recentemente, in un’intervista rilasciata al quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, monsignor George Sabila, vescovo siriaco ortodosso del Monte Libano e di Tripoli, ha dichiarato che «i cristiani in Medio Oriente potrebbero scomparire in un decennio, anche dal Libano»31.
In generale, nel periodo in esame si è osservata una persistenza dei problemi settari già in essere. La guerra in Siria e le recenti tensioni tra il Qatar e gli altri Stati del Golfo hanno inoltre aumentato il livello di pressione nel Paese.